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lunedì 21 dicembre 2009

Ligabue: un'illusoria speranza del Rock italiano

In questo articolo parlerò della mia delusione personale rispetto a colui che sarebbe potuto diventare il nuovo punto di riferimento del Rock italiano e che, con mio grande rammarico, è scivalato clamorosamente nel circolo vizioso della musica commerciale ...

Tuttavia non posso non esprimere l'esaltazione che provai in quegli anni...

"Partì tutto nel 1976, da una casa in campagna a Fazzano di Correggio, in provincia di Reggio Emilia..." così Claudio Maioli, manager di Luciano sin dai primissimi esordi, inizia a raccontare la storia che portò all'incisione del primo album che prende il nome dall'omonimo rocker emiliano: "Ligabue".

Il contesto era quello delle radio libere locali, che produsse un'effetto "macchia d'olio" devastante e di clamorose proporzioni.
Bisogna infatti ricordare che negli anni settanta, chiunque avesse un'attrezzatura ai limiti dell'osceno ed alcuni dischi faticosamente acquistati o prestati da amici poteva avere il suo piccolo spazio, che sovente non andava al di fuori del recinto condominiale o poco più, per trasmettere il proprio pensiero, le proprie idee, la propria voce "libera", ma soprattutto il proprio entusiasmo.
Ogni quartiere di città e di provincia aveva la sua radio personale e il volto del "dj" aveva le sembianze di quello di un vicino di casa o di un amico.
Coloro che erano dotati di apparecchiature leggermente più professionali, potevano permettersi, agli albori felici di un etere non ancora intasato, di coprire chilometri e chilometri di spazio, raggiungendo anche zone lontane dal punto di trasmissione.
La freschezza, l'entusiasmo, la "voglia di trasmettere" di queste radio costituivano il loro punto di forza ma anche il loro limite, poiché alla fine degli anni settanta, coloro che avevano buone idee ma llimitate disponibilità economiche, inevitabilmente dovettero scontrarsi con la logica di mercato.
Ma questa è un'altra storia: per ora fermiamoci agli albori, agli ideali sani e genuini di questo fenomeno straordinario...

Dicevo che il contesto era quello delle radio libere locali e lo scenario musicale era quello dei cantautori. In questo mondo, circuito di grande vivacità, anche Luciano entrò a farne parte proprio in quegli anni, trasformando la sua passione per la musica in passione per la radio...ovviamente libera.

L'incontro fra Ligabue e Maioli fu sicuramente determinante.
Luciano confidò a Claudio la sua passione per la musica che, nel suo piccolo, si estendeva anche all'interesse per il ruolo di cantautore.
Claudio può essere considerato il motore fondamentale per la riuscita di un progetto discografico nato dal sogno di due amici: già dai primi ascolti egli colse alcuni spunti interessanti su cui lavorare, e cominciò a muovere i primi passi da manager proponendo la musica del Liga ai vari cantanti e cantautori che incontra lavorando per Radio Attiva.
Mentre i demo continuavano a girare tra gli addetti ai lavori, Ligabue decise di mettersi alla prova presso il "Circolo Lucio Lombardo Radice di Correggio", davanti ad un pubblico di 150 persone con una band improvvisata di musicisti locali.
In effetti, se le cose fossero andate per il verso giusto, egli avrebbe dovuto fare i conti anche con le esibizioni dal vivo e con la sua emotività.
Sul palco il Liga dimostrò subito di essere aggressivo e di dominare la scena come un grande mattatore!

Le canzoni di Luciano arrivarono in qualche modo a Pierangelo Bertoli, che decise di inserire "Sogni di rock and roll" e "Figlio d'un cane" in due suoi album.
Per l'autore emiliano questa fu la conferma delle sue speranze, poichè un cantautore di quel calibro che incise due dei suoi brani fu un segnale importante.
Arrivò così l'incontro con il produttore Angelo Carrara, già produttore di Bertoli, che chiese a Luciano di realizzare dei provini di quello che avrebbe potuto essere un disco completo.
Si cominciarono a selezionare alcuni brani su cui lavorare: "Eroi di Latta" (che sarebbe diventata successivamente "Balliamo sul Mondo"), "Bambolina E Barracuda", "Marlon Brando E' Sempre Lui", "Angelo Della Nebbia" e "Piccola Stella Senza Cielo".

Ligabue in un locale di nome "Vienna" si imbattè nei "Pechino Politik", in cui militavano Gigi Cavalli Cocchi alla batteria e Max Cottafavi alla chitarra, la metà esatta di quelli che sarebbero diventati i ClanDestino e, colpito positivamente dal loro sound, chiese espressamente a Gigi, personaggio molto conosciuto della scena musicale reggiana, di dargli una mano nel costruire una band.

Al tavolo numero 6 della birreria "Casablanca" di Reggio Emilia si trovarono così seduti un aspirante cantante, un aspirante manager e un batterista per relizzare il progetto tanto agognato dal futuro Rocker italiano.
La sala prove fu ricavata nella casa di Cavalli Cocchi.
Il combo che iniziò a registrare i primi provini per quello che poi sarebbe diventato l'album "Ligabue" era così composto: Luciano, Gigi, Max Cottafavi e Luciano Ghezzi.

La realizzazione del primo disco arrivò ad un punto cruciale.
Il Liga entrò per la prima volta in uno studio di registrazione accompagnato da un gruppo di musicisti affiatati e dal sound "speciale". Con speranza e disincanto Luciano, i ClanDestino e Maioli si trovarono a vivere questa nuova avventura.
In quello studio prense vita qualcosa di magico: era come se le canzoni e le idee musicali che le componevano nascessero da sole, libere da costrizioni e guidate solo dall'istinto di Ligabue e dei componenti del gruppo.

L'11 Maggio 1990, esce "Ligabue" in cd, musicassetta e vinile.
"Ligabue" non è solo un disco, ma un mondo che si presenta come tale già dalla copertina, in cui trovano posto non solo i testi delle canzoni, ma anche tutte le citazioni ed i personaggi che Luciano sente rappresentativi di sé in quel periodo, da Bob Dylan alla nonna Ermelina, da Charles Bukowski ad Alvaro Vitali:una sorta di elaborato biglietto da visita.
All'interno le 11 tracce raccontano quel mondo: la fine degli anni '80, le storie di provincia che si vivono solo in determinati contesti, la ricerca di un proprio spazio, le sferzate rock e quel tipico modo cantare "da strada"...
Canzoni cariche di energia, delle quali spontaneità e urgenza sono gli elementi chiave di questo disco, che indubbiamente è uno dei migliori usciti all' inizio degli anni Novanta.

E non sarebbe stato un peccato se Ligabue avesse continuato su questa vincente linea d'onda...

Purtroppo, piegatosi al volere e alle logiche spietate del mercato, per lui è iniziato il declino. Peccato che questa deriva musicale stia continuando ancora oggi inesorabile più che mai: quel "Ligabue" faceva sperare in ben altre soluzioni artistiche, ma è un vezzo italiano diffuso quello di illudere il pubblico e poi giostrarlo come un burattino. Peccato, peccato davvero!

Mi spiace: il primo disco è fanatastico e posso salvare solo il secondo album.

Vi lascio con una canzone a me molto cara!

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