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venerdì 13 novembre 2009

Bollicine: una beffa che diventa un inno...

Dai tempi del suo primo gruppo "I Killer" fino al periodo del suo successo commerciale è divenuto ormai il simbolo del rock italiano attraversando più di tre generazioni.
Sto parlando ovviamente di Vasco, che ritengo essere un grandissimo comunicatore-trascinatore, ed ovviamente un ottimo autore, nonostante spesso la gente si dimentichi che gran parte dei suoi pezzi siano stati realizzati da Gaetano Curreri (leader degli Stadio).

Nel 1983 esce "Bollicine", ultimo album di Vasco prima della sua drammatica esperienza in carcere per detenzione di stupefacenti.
Bollicine, title-track che dà il nome all'omonimo album, merita un discorso a sè, per l'originalità ed il modo con cui Vasco si è beffato di tutto e di tutti facendola passare per un'inno alla Coca-Cola, quando in realtà non era altro che un omaggio sfacciato alla cocaina.E a mio avviso è stato fenomenale nel riuscire a far passare questa canzone per quello che non era, facendola cantare a tutta l'Italia, portandola addirittura al Festivalbar e vincendolo mentre intanto i benpensanti gridavano alla scandalo!

Una canzone geniale anche dal punto di vista musicale poichè caraterizzata da un ritmo allegro, accattivante, da un ritornello che si ricorda già dal primo ascolto (..."Con tutte quelle, tutte quelle bollicine!"...)
E se proviamo a soffermarci su versi come (..."Io la coca cola me la porto a scuola" - "coca cola si, coca cola coca casa e chiesa"...) la canzone acquista un un significato ancora più importante e provocatorio, un vero capolavoro di intelligenza.
Tutta l'Italia perbenista tremava di fronte a quella pausa fra "Coca - Cola" che tutti cantavano in un crescendo insistente ed aggressivo, e intanto il mito di Vasco Rossi prendeva piede in tutto il paese.

"Portatemi Dio", che lo stesso Vasco ha definito "la religione in tetrapack", racconta perfettamente lo stato d'animo che regnava in quella generazione, in cui l'individuo era costretto ad andare in Chiesa la domenica mattina per non essere escluso e sentirsi diverso dagli altri, perchè all'epoca il fatto di non rientrare nello stereotipo di "buon cristiano" portava inevitabilmente all'emarginazione.
Vasco in questa canzone si chiede dove sia questo Dio di cui tutti parlano, che la Chiesa insegnava a pregare e venerare, e che in fondo era soltanto un espediente per trovare conforto nella vita ultra-terrena accettando con maggiore serenità la morte.
E Vasco, ben consapevole di questa realtà è come se chiedesse:"...portatemi questo Dio, che si faccia vedere..."pur sapendo che questo non sarebbe mai accaduto.

Pensate che Vasco inizialmente ha rischiato di essere denunciato dalla Coca-cola. Quando poi la multinazionale americana si è resa conto della pubblicità indiretta ottenuta grazie al cantante di Zocca, paradossalmente ha rinunciato a passare alle vie legali.

Quello che molto spesso mi lascia perplesso è che la gente dovrebbe analizzare testo ed impalcatura musicale di una canzone, cercando di coglierne il messaggio significativo che spesso può celarsi dietro ad un semplice ritornello orecchiabile ed apparentemente superficiale.
Ancora oggi sento dire non solo dai giovani che Bollicine è "una semplice presa per i fondelli alla famosa multinazionale della Coca-Cola".

Lascio a voi i commenti ed alla prossima...


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