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giovedì 19 novembre 2009

Child in time: la storia di un perdente che potresti essere tu...

Vorrei premettere che ritengo di essere un discreto chitarrista solista ormai da diversi anni ma soprattutto un semplice e grande appassionato di musica.
Questa è la ragione per la quale amo dare la mia interpretazione relativamente ad argomenti collocati in ambito musicale, senza nessuna pretesa, solo per il piacere di farlo e per cercare di creare un confronto, uno scambio di idee che può portare soltanto ad un arricchimento personale.
Non mi arrogo certo il diritto di definirmi un "critico musicale": questo lo lascio fare a chi ne ha le capacità, la competenza, l’obiettività e l’immediatezza nell’inquadramento di un pezzo che io non posseggo.
Non sempre mi innamoro immediatamente di una canzone, riuscendo a coglierne l’alchimia fra musica e testo, anzi la maggior parte delle volte il processo si verifica molto più lentamente, portandomi sicuramente ad una maggiore riflessione e ad un inevitabile approfondimento, il che gioca solo a mio vantaggio.

Detto questo vorrei parlare di un gruppo, che dopo una dignitosa carriera decisamente in bilico fra tendenze pop-rock-progressive, riesce ad entrare prepotentemente nella storia del rock attraverso la pubblicazione del suo quinto album. Sto parlando ovviamente di “In rock”, album realizzato in studio nel Giugno del 1970, che penso possa essere definito senza ombra di dubbio una pietra miliare, una sorta di stupefacente metamorfosi senza precedenti nella storia del rock.
Con la realizzazione del loro quinto lavoro artistico I Deep Purple compiono un clamoroso salto di qualità verso un rock molto duro, senza tralasciare elementi classicheggianti di indubbio interesse.

La perla dell’album, nonostante le accuse di plagio, a mio avviso è “Child in time”, una composizione commovente, straziante ed allo stesso tempo esaltante, capace di provocare un frenetico turbinare di emozioni nell’anima.
Questa ballata della durata di dieci minuti si apre con un tema suonato all’organo, un lento iniziale che si velocizza con il passare dei minuti, fino ad arrivare al duello fra l'Hammond di Jon Lord e la Stratocaster di Ritchie Blackmore che si intrecciano, si scambiano e corrono veloci verso l'apoteosi, supportati dalla batteria di Ian Paice, dal basso della new entry Roger Glover, e da un formidabile Ian Gillan, anche lui neo-acquisto della band che si eleva sopra tutto e tutti con una prestazione vocale al limite delle capacità della voce maschile…
Gillian si inventa una progressione di gorgheggi sempre più acuti e lancinanti da far rizzare capelli, tanto spettacolari che il gruppo decide di farglieli ripetere ben due volte, intervallati da un intermezzo strumentale con cambio di ritmo e devastante cavalcata di Blackmore sulla tastiera della sua Stratocaster. Metà della fama di questo chitarrista e tre quarti di quella del cantante risiedono in queste performance.

Child in time

Sweet child in time you'll see the line
The line that's drawn between the good and the bad

See the blind man shooting at the world
Bullets flying taking toll
If you've been bad, Lord I bet you have
And you've not been hit by flying lead
You'd better close your eyes you'd better bow your head
Wait for the ricochet

Testo della canzone (traduzione italiana)

Bimbo nel Tempo

Dolce bimbo nel tempo tu vedrai la linea
la linea che è tracciata tra il bene e il male

Vedrai il cieco sparare al mondo
proiettili vaganti che esigono un tributo
Sei stato cattivo - oh Signore! - scommetto di sì
e se non sei stato colpito dal piombo vagante
e meglio che tu chiuda gli occhi e pieghi la tua testa
Aspetta il rimbalzo del proiettile.



2 commenti:

  1. Anche se dici di essere solo un semplice appassionato di musica, riesci comunque a farmi apprezzare e comprendere ancora di più pezzi che ho sempre amato. Grazie, è sempre un piacere visitare il tuo guitarinthewind.

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  2. Voce pazzesca, inimitabile capace di trasmettere emozioni uniche, e una gran pelle d'oca...

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